Estratto dalla tesi di Gabriella Buzzi “Il Gelindo nella tradizione teatrale piemontese”. Nella prima pagina del volume si legge: “A mio papà, grande eccezionale interprete del Gelindo”
[...] La sorgente di quelle forme teatrali che in Italia ha espresso per tanti secoli l’attitudine drammatica e spettacolare del nostro popolo nasce da cerimonie e solennità religiose. L’antico dramma sacro è una ricorrenza religiosa, la più complessa dove il soggetto sacro accoglie, riassume e valorizza tutti gli elementi poetici, pittorici e musicali che la religione possa offrire all’arte.
Queste forme antiche drammatiche nacquero e si svilupparono negli stessi secoli e quasi nella stessa atmosfera spirituale in cui sorsero le cattedrali. Infatti la scultura e la pittura del ‘200 e del ‘300 ci aiuta a capire questi drammi, non soltanto nel loro valore religioso, ma anche profondamente nei loro caratteri poetici. La funzione religiosa, in quanto commemorazione, ha sempre del drammatico.
Lo scopo pratico che ha sempre avuto il dramma sacro, è quello di far rivivere, davanti agli occhi dei fedeli, i principali temi sacri con evidenza e plasticità che non potevano avere le arti figurative. Perciò la chiesa divenne teatro naturale del dramma liturgico con la mistica suggestione delle sue luci, delle sue processioni, della sua musica sacra.
Di qui nasce un compromesso scenico e queste prime rappresentazioni si chiamavano Misteri e conservavano come lingua il latino. Il passaggio dal latino al volgare avvenne solo quando il mistero uscì di chiesa e andò sulla piazza. La fede ormai era un elemento sempre più esteriore e a poco a poco la parte più profana prevalse, ma il senso religioso vi rimase sempre. E scaturì così la storia della nascita di Gesù come semplice antico dramma popolare che si rifugia presso i poveri, i semplici e gli umili nelle campagne e nei villaggi; la rappresentazione della natività deve considerarsi tra le più antiche rappresentazioni sacre e questo perché il popolo mostrava più interesse agli avvenimenti lieti della vita di Cristo.
Il Piemonte è la regione che unisce il processo italiano del dramma sacro con quello francese, portando la vita di Gesù in mezzo ai pastori, a coloro che hanno visto la natività per primi. Ed ecco nascere così “Gelindo”, la figura del pastore semplice, rozzo, ma con l’anima aperta all’incontro con Dio [...]
Il primo testo importante del Gelindo fu scritto da don Carlo Testone (un sacerdote del tortonese) in 4 atti solo per oratori maschili e fu scritto prima in italiano poi in monferrino. Quando Don Testone diventa parroco di Casteggio porta in tutte le parrocchie dell’Oltrepo questa tradizione arrivando puntuale anche a Voghera.
I padri Barnabiti nel 1925 sono i primi ad accogliere questo spettacolo con la compagnia Angelo Baschiera portando in scena, per più di 40 anni a Natale, la sacra rappresentazione.
Buzzi raccoglie il testimone nel 1969 sempre con il testo del don Testone e recitato in monferrino.
Il personaggio Gelindo diventa subito un tutt’uno con lui a tal punto che non si intravede più il confine tra personaggio e inteprete.
Nel 1975 poi c’è l’incontro con Padre Giovanni Maria Tognazzi cappellano della RAI e padre cappuccino a Varzi, che porta a Buzzi il suo Gelindo, un Gelindo in cui rompeva un pò gli schemi classici del Don Testone. Buzzi accetta di lavorare sul nuovo copione di Padre Giovanni in cui si incontrano nuove situazioni e nuovi personaggi: compaiono quelli femminili come Alinda, la moglie di Gelindo e le figure sacre come Maria e Giuseppe. Anche i luoghi cambiano: infatti la storia si svolge nei dintorni di Betlemme a quelli di Voghera, dalla monarchia di Erode alla repubblica di Pertini.
Il testo rappresenta una vera novità per Voghera e il successo fu davvero grande. Oltre al copione, il padre cappuccino porta anche le scenografie, i costumi che la Rai gli aveva appositamente costruito per la sua compagnia di Novara. Le musiche di Nino Rota e poi successivamente di Luigi Giudici accompagnano molto bene la commedia natalizia donando alle scene e agli intermezzi, un calore e colore natalizio molto intenso.
Il teatro alle Grazie, con Buzzi al centro della scena, porta ai vogheresi la tradizione popolare piemontese, tramutata da Buzzi-Tognazzi, in tradizione popolare vogherese.
Nel 2007 Beppe Buzzi passa il testimone alla compagnia Fuoridicopione di Voghera che ogni anno portano in scena Gelindo mantenendo la regia del maestro Buzzi.
La vera storia artistica di Beppe Buzzi e Peppino Malacalza comincia nel 1942 all’inizio della seconda guerra mondiale, proprio come recita la poesia di Malacalza: “Quând i sèn mis insèmâ, int’âl quârantadü, â gh’è scupià la guèrâ e son rivà lur dü”. La poesia si riferisce sì, a Buzzi e Malacalza ma indirettamente ai due personaggi nati negli anni ‘70 con la rivista “Tütt al mond l’è Vughera” e precisamente Pipei Cristeri e Giuan Cianela... Leggi tutto.
Gianfranco Boffelli nasce a Voghera il 6 aprile del 1938. Il periodo della gioventù di Boffelli negli anni ‘50/’60 dà una forte impronta a tutta la sua vita. Gli studi per la musica, e in particolare per la chitarra, gli fanno comprendere che l’arte va spesa a favore di chi è meno fortunato. Infatti oltre che ad impegnarsi negli studi in maniera ineccepibile diventando non solo musicista ma anche ragioniere, si dedica in modo sistematico e continuativo alla sua parrocchia, in un quartiere di Voghera, Pombio, che proprio in quel periodo di storia lo vede in crescita ma anche in difficoltà... Leggi tutto.
Angelo Gugliada (per tutti Lino) nasce a Voghera il 14 marzo del 1931. Dopo gli studi all’Istituto Tecnico Agrario Carlo Gallini di Voghera si impegna nella fabbrica di famiglia dove porta un contributo tecnico progettuale non indifferente. La particolarità del suo carattere è la grande generosità. Infatti fa parte della Croce Rossa come volontario e dell’Avis. Diventa un assiduo e studioso Radioamatore conseguendo la patente con la sigla I2KNJ, conducendolo sempre al fianco della protezione civile nei momenti critici di calamità naturali... Leggi tutto
Luigi Alpago nato a Lungavilla il 4 settembre del 1935, in arte viene conosciuto attraverso le varie rappresentazioni di Buzzi, come Luigino Stereodisco Voghera. Il suo nome rimane impresso per sempre nelle menti dei vogheresi e il suo negozio in via Matteotti è la sede di tutte le orchestre della zona per la sua preziosa consulenza musicale. Buzzi lo incontra quando ha bisogno di particolari musiche per drammi, esempio Barabba, oppure spettacoli come par i düsent’an d’la cità âd Vughera. La capacità di Luigino è proprio quella di trovare i sottofondi per qualsiasi tipo di spettacolo... Leggi tutto.
Maurizio Civini nasce a Voghera il 18 aprile del 1962, mentre artisticamente nasce nella compagnia “I ragazzi di via Cernaia” nel 1976. Un gruppo di giovani che si trovano a recitare per divertirsi e divertire mettendo in scena le scenette che proprio Beppe Buzzi passa con vero piacere e entusiasmo. Lui stesso li ospita nel suo teatro appunto nel settembre del ’76 dove Civini si esibisce con i suoi amici e con l’orchestrina “Le molecole”. Sempre in questi anni diventa speaker sportivo della vogherese calcio per Radio Voghera... Leggi tutto.
Dagli inizi della carriera artistica fino al 1961. Vai alla pagina
Dal 1961 diventa la "casa" di Beppe Buzzi per le sue rappresentazioni Vai alla pagina
La nascita artistica di Beppe Buzzi in un racconto della figlia Claudia. Leggi tutto
La preghiera scritta dalla figlia Gabriella in onore del padre, letta durante la cerimonia funebre da Luca Uttini. Leggi tutto
La Cooperativa Teatro Musica Iriense. Leggi tutto
La Scuola di animazione teatrale "Albino Battegazzore". Leggi tutto